Martina davanti alla sua libreria |
Jack Kerouac incrocia una Kawasaki. Una Zzr, una bella moto da strada. La guarda mentre viene parcheggiata
in una Firenze che non è centro, ma non è nemmeno periferia. Piazza Giorgini, se la guardi dalla Fortezza da Basso, sta in uno di quei quartieri cresciuti, nel dopoguerra, al di là della ferrovia.
Jack ti sorprende sempre. Ha seguito una ragazza che guida, con orgogliosa lentezza, la Kawasaki. Lei incastra la moto davanti alla sua libreria, appena aperta in quella piazza. Martina ha scelto, come nome, On the road, il titolo del libro più celebre fra quanti scritti dai vagabondi della Beat Generation. Ha preteso che nel logo ci fosse una moto. Prima smentita: ‘E’ vero, quel libro è un inno al viaggio. Ma io ho deciso di chiamare così la libreria perché essere sulla strada vuol dire essere pronti a qualsiasi imprevisto. Significa essere capaci di cambiare se qualcosa non va come avevi programmato’. E’ Jack, questa volta, a essere stupito. Ripone la sua vanità. Io cerco una contraddizione nei sogni di Martina: scenografa, motociclista, sognatrice di viaggi, libraia. Ce n’è a sufficienza per convincermi a entrare in questa piccola bottega di piazza Giorgini. Perché, ne sono quasi certo, questo luogo, in realtà, è una bottega. Penso: ‘Qui bisogna venire apposta, non passerò mai per caso davanti a questi libri, qui devo scegliere di venirci’. Martina mi smentisce un’altra volta e mi parla della gente del quartiere che guarda incuriosita a questa giovane libraia.
Jack ti sorprende sempre. Ha seguito una ragazza che guida, con orgogliosa lentezza, la Kawasaki. Lei incastra la moto davanti alla sua libreria, appena aperta in quella piazza. Martina ha scelto, come nome, On the road, il titolo del libro più celebre fra quanti scritti dai vagabondi della Beat Generation. Ha preteso che nel logo ci fosse una moto. Prima smentita: ‘E’ vero, quel libro è un inno al viaggio. Ma io ho deciso di chiamare così la libreria perché essere sulla strada vuol dire essere pronti a qualsiasi imprevisto. Significa essere capaci di cambiare se qualcosa non va come avevi programmato’. E’ Jack, questa volta, a essere stupito. Ripone la sua vanità. Io cerco una contraddizione nei sogni di Martina: scenografa, motociclista, sognatrice di viaggi, libraia. Ce n’è a sufficienza per convincermi a entrare in questa piccola bottega di piazza Giorgini. Perché, ne sono quasi certo, questo luogo, in realtà, è una bottega. Penso: ‘Qui bisogna venire apposta, non passerò mai per caso davanti a questi libri, qui devo scegliere di venirci’. Martina mi smentisce un’altra volta e mi parla della gente del quartiere che guarda incuriosita a questa giovane libraia.
Libreria On the Road |
Martina Castagnoli, 32 anni, ha aperto la libreria ‘On the
road’ lo scorso 31 di novembre. Inverno alle porte. Natale alle porte. Ci sono
storie in comune per i ‘nuovi’ librai: hanno voglia di cambiare vita, hanno un
coraggio sventato, cercano di non ascoltare i saggi avvertimenti di chi consiglia
di lasciar perdere. Credo di aver capito: si apre una libreria perché si
asseconda un desiderio, una passione. Per mesi e mesi ci si è interrogati: cosa
voglio fare? Cosa mi dà piacere? ‘Viaggiare e leggere’, ha pensato Martina. E,
come conseguenza, ha deciso, con determinazione, di aprire una libreria di
viaggi. Senza farsi dissuadere da ostacoli e difficoltà.
Scaffali |
La mappa dei racconti dei librai di viaggio, cartografia di
luoghi di resistenza che stiamo cercando di disegnare, si arricchisce così della
storia fiorentina di Martina. Ama anche il cinema, questa ragazza. Soprattutto
il cinema. Studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Vuole fare la
scenografa. A 23 anni va a Roma. Gira per case di produzione, fa la cameriera,
lascia curriculum in giro. ‘Il cinema ti permette di viaggiare con la fantasia.
Viaggi nella storia, nel tempo, nello spazio’. Un’occasione, prima o poi,
capita. Martina si presenta a Giantito Burchiellaro, famoso scenografo (Sostiene Pereira, Prendimi l’anima). E lui le presta ascolto: ‘Puoi venire a
imparare’. E Martina, per mesi, si ritrova a disegnare camini del ‘600 per le
scenografie del Caravaggio. A sera corre a servire clienti in un ristorante di
largo Argentina.
Martina fa la scenografa per sette anni. Lavora per
Fandango. Con lo scenografo Alessandro Vannucci. Anni belli, intensi, ma anche anni
incerti. Lei dice di sé: ‘Sono un tecnico, il mio è un mestiere. Non sono
un’artista. Amavo e amo il cinema, ma mal sopportavo essere costretta di
continuo a tenere quelle che si chiamano pubbliche
relazioni’. Il lavoro nel cinema è attesa. Mesi per essere chiamata per un
film. E Martina non sa aspettare. E’ una ‘pentola a pressione’ di impazienza.
Zimba l’aiuta a cambiare vita.
Martina e la carte |
Zimba è uno spinone di trentacinque chili. Appare nella vita
di Martina, fa parte di una cucciolata quasi nata sul set del suo ultimo film. Lei,
da anni, voleva un cane e ora è arrivato.
Quindi è tempo di lasciare il cinema e tornare a Firenze. Accadeva poco meno di
due anni fa: Martina ha quasi trent’anni. Ha deciso di fare la libraia. Libraia
specializzata. In viaggi. Coincidenza dopo coincidenza: sta per chiudere La
Stella Alpina, storica libreria dei viaggiatori fiorentini. E’ un cambio di
generazione fra librai. Vi è un piccolo spazio di mercato. Coincidenze come
talismani: Martina passeggia per Verona e si imbatte in due altri librai, Luigi
e Giorgio, loro sono la libreria di viaggi Gulliver. Amore a prima vista: stage estivo in Veneto, dunque; i due
librai veronesi le insegnano a muoversi fra scrittori, case editrici, scaffali,
distributori e magazzini.
Poi, tutto diventa veloce. Ecco, la piccola bottega di
piazza Giorgini, seicento euro di affitto, un buon prezzo. Si può fare. L’inaugurazione.
E, qualche mese, dopo Martina è ancora energia. Anche se scopre che per un bel
po’ di tempo non potrà viaggiare. E’ sola nella sua libreria. Magazzino ridotto
al minimo. Sugli scaffali solo i libri che lei vuole leggere. Poi le guide e i
mappamondi. Ma anche molta narrativa: ‘Ho scoperto libri meravigliosi’. Viaggia
davvero con la mente, Martina. Gli arredamenti sono degni del suo vecchio
mestiere. ‘On the road’ è una bottega colorata, piena di oggetti. Valigia in
vetrina. Ci sono statue e maschere africane: il suo compagno è un italiano nato
in Malawi. La libreria è anche Punto Touring.
Maschere africane |
Lascio parlare lei: ‘Fremo per non poter viaggiare, ma la
fantasia mi aiuta. Qui entrano persone che hanno dei sogni e io cerco di aiutarle
per un pezzo della loro strada. Do una mano a realizzare quello che desiderano.
Si affidano a me per capire cosa scoprire in un paese’. Quasi una missione.
Facciamo un gioco, allora. ‘Io dico Iran, e tu?’. ‘Effendi.
Di Freya Stark’. ‘New York?’ ‘Paul Auster. O la Pastorale americana’.
‘Messico?’. ‘Pino Cacucci’. ‘Parigi?’. ‘Zazie nel metrò’. Non sono molti a
chiedere di Afriche, confessa Martina. Peccato, è una sua terra. Guai? La
grande distribuzione non ha attenzioni per le piccole librerie. Pretende
fidejussioni e grandi ordini. E allora Martina, nella pausa del pranzo, va a
comprare i suoi libri dai grossisti della periferia. Quante ore lavori? Quanto
guadagni? ‘Ancora non riesco a darmi uno stipendio. Mi riconoscono sconti
ridicoli sui libri’. E-book? ‘Mai. I libri sono carta e non scompariranno mai.
Il kindle è una moda. Passerà’. Grandi librerie? ‘Non sono capaci di avere
attenzione per i lettori. Per loro sono clienti, non persone. Non sanno
consigliare e aiutare’. Promozione? ‘Sono dovuta andare su facebook, ma credo di
più nel passaparola’. E l’impazienza? ‘I libri mi tranquillizzano’.
Libreria On the road |
Anche Jack Kerouac adesso è tranquillo. Non l’ho mai visto
così quieto e soddisfatto. Si mette a curiosare fra i libri. Cerca le sue
pagine, immagino. Se ne sta lì di fronte agli scaffali del NordAmerica e sembra
sfogliare una guida della Highway 66. Come se volesse riprendere il cammino.
Poi si siede sulla sedia a dondolo che sta al centro della libreria. Accetta un
tè, senza pretendere una birra. Le piccole librerie davvero sorprendono.
Soprattutto quelle On the road.
Firenze, 9 febbraio 2014
In bocca al lupo Martina! Di cuore, in bocca al lupo, e un irpino i lupi li conosce.
RispondiEliminaIn bocca al lupo a Martina e alla sua libreria da un suo collega pisano!
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