Ho scritto un articolo sulla caccia al pesce spada. Questa
storia mi ha preso con una lentezza che conosco. Non ho ‘giusta distanza’
rispetto alle storie. A nessuna storia. Tantomeno a questa. Ho scritto un
articolo che deve ancora essere pubblicato. Non posso ricopiare. Credo già di
infrangere le regole, pubblicando queste righe. Ma so che da oggi pomeriggio dimenticherò. Le storie durano i giorni
del mio articolo. Ora mi occuperò di altro. Di alberi in Lucania. Non voglio
dimenticare. Ma così accadrà.
Affresco sulla coperta della Simona, la barca degli Arena |
Nessuno sa perché i pesce spada cambiano le loro abitudini nello
Stretto di Messina e nei mari vicini. Non ha predatori il pesce spada. L’unico suo vero
nemico è l’uomo. Che, da millenni, lo caccia.
Il pesca spada sa di essere al sicuro (non è vero: l’uomo è
stato capace di affondare reti pericolose nel suo mare) nelle profondità del
Mediterraneo. Solo a notte riemerge in cerca di cibo. Sa che i pescatori non
amano la notte. Sa che le ore del buio, appartengono solo a lui.
Nino Arena, Imperatore dello Stretto, insegna a tirare l'arpione |
Ma poi arriva la stagione degli amori. E l’amore fa cambiare
i propri giorni. L’amore non rassicura. Fa correre rischi. I pesce spada
perdono la testa. Lasciano la sicurezza del Tirreno e seguono le correnti che
conducono nello Stretto di Messina. Là c’è cibo, là è possibile amarsi. Il
maschio sfrega il ventre della femmina. Un vecchio medico mi ha detto che il
suo gorgoglio è simile a quello che ascoltò, nelle foreste del Guatemala,
durante i corteggiamenti degli uccelli del paradiso. Il maschio feconda le
uova. In questi giorni, i pesci sono pazzi di felicità. Dimenticano regole di
prudenza. Vengono a galla anche durante il giorno, afferrano correnti che li
riporteranno verso il mare aperto. Sono distratti, inebriati, gioiosi.
‘Giocherellano’, mi dicono. Nuotano in cerchi, si avvicinano alla costa, a
volte si azzardano a saltare fuori dall’acqua.
Nino Donato, e un frammento della sua barca demolita due anni fa |
I cacciatori di Ganzirri, paese di pescatori sull’estrema
punta orientale dell’isola, lo sanno. E, allora, aspettano i pesci, tendono agguati alla
felicità. Questa pesca è una pazzia. Le loro barche sono assurde: chiglia quasi
piatta, affilata, un traliccio alto oltre trenta metri al centro della coperta.
Lassù sta la ‘vedetta’, l’’ntennere,
l’uomo che, per ore e ore, scruta il mare per cercare il pesce. Questo stesso
uomo guida la barca da quel cielo privo di vertigini. Una passerella allunga la
prua della feluca di oltre cinquanta metri. E’ come se la barca stessa avesse
una spada. In cima alla passerella sta il cacciatore con il suo arpione. Sarà
lui a sferrare il colpo mortale. Sono guerrieri del mare, questi pescatori. La
caccia è un’epica. Una storia di amore e morte.
La bellezza di Ganzirri |
Bisogna colpire la femmina. E’ grossa almeno il doppio del
maschio. L’arpioniere deve uccidere la femmina. Il maschio non può vivere senza
di lei. Impazzirà di dolore. Non fuggirà. Girerà in cerchio attorno alla barca.
La cerca con affanno e paura. Sa che morirà. Non vuole vivere. Offre la sua
schiena all’arpione del cacciatore.
La femmina non farebbe altrettanto. Se fosse il maschio a
essere colpito, lei fuggirebbe. Con tutta la velocità che ha nelle pinne.
Nessuno potrebbe riprenderla. Lei non avrebbe dubbi. Scapperebbe lontano dal
quel mare della sua breve felicità.
Il traliccio, la 'ntenna |
I biologi marini non sanno spiegarsi questi comportamenti.
Non ci sono ragioni scientifiche. Sanno che è vero: così accade. Da sempre e
per sempre.
La riviera messinese. Qui il pesce si avvicina alla costa |
Ma, una volta, una sola volta, Teresa, donna nata di fronte a questo mare, ha visto accadere qualcosa di straordinario. Il maschio ebbe un’incertezza. La compagna di una stagione era stata colpita, issata a bordo. Era scomparsa. Lui, sconvolto, si avvicinò la barca. L’arpioniere alzò la sua arma. Prese la mira, caricò il braccio. Il pesce scartò di lato all’improvviso. Danzò nell’acqua. Oscillò. L’uomo esitò, non tirò. Il pesce si voltò con un movimento brusco e bellissimo. Disegnò un arco di schiuma. Ruotò. Scappò via con addosso la sua bellezza e il suo dolore. Teresa ebbe un fremito di felicità.
Ho immaginato che anche l’arpioniere sia rimasto incantato
da questa fuga. Il pesce infrangeva la regola. L’uomo appoggiò l’arpione alla
spalla e rimase senza parole. Ci fu silenzio, per un momento, nelle acque dello
Stretto di Messina.
Matera, 7 di febbraio
L'articolo uscirà a primavera. Uno speciale del Touring Club sulla Sicilia.
Matera, 7 di febbraio
L'articolo uscirà a primavera. Uno speciale del Touring Club sulla Sicilia.
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