La guerra delle sabbie divampa nel Nord del Mali, si allarga ai deserti algerini, insanguina il più importante impianto di produzione del gas dell’Algeria, scavalca le frontiere della Libia, del Niger, della Mauritania. E, al contempo, quasi smarrisce, in fretta, la prima pagina dei giornali. Si fatica a contenere questo conflitto in qualche stereotipo. Nei giornali, lontani dai terreni del combattimento (una guerra strana, asimettrica, combattuta da poche migliaia di uomini), affiorano piste che si allontano dagli scenari del Sahel e raggiungono gli emirati del Golfo.
I miliziani di Mujao (da www.malijet.com) |
Pierre Boilley, direttore del centro studi sul mondo africano, sostiene che le casse di Mujao, il Movimento per l’unicità e il jihad in Africa Occidentale, ultimo nato della galassia islamista, riceve denaro dalla Mezza luna del Qatar e da reti di solidarietà saudite. La Croce Rossa del Mali, in agosto, aveva firmato un’intesa con la Mezza Luna di Doha. Raccontano che, attraverso questo canale, nel Nord del Mali siano arrivati almeno un milione e quattrocentomila euro di aiuti e denaro. Vi è chi azzarda che il Mujao sarebbe una creatura dei servizi segreti dell’emirato di Doha (altri parlano del Marocco). Non solo: la Direzione delle informazioni militari di Parigi sospetta la presenza di ‘consiglieri’ qatarini nelle file del movimento islamista tuareg di Ansar Dine.
Timbuctu (da www.humanité.fr ) |
L’Alto Consiglio Islamico, organizzazione musulmana non ufficiale a Bamako, non nasconde le sue simpatie per il wahhabismo, islam conservatore, religione di stato in Qatar e Arabia Saudita. Lo racconta il giornalista Philippe Leymarie
Il Qatar che paga lo stipendio di Zlatan Ibrahimovic, entra nelle televisioni Usa ed è padrone della Costa Smeralda è lo stesso paese che gioca con il fuoco nelle terre dei tuareg?
San Casciano in Val di Pesa, 21 gennaio
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