C’entra la bellezza con l’economia? Andare a Fermo per intervistare Mario Dondero, 83 anni, fotografo del Novecento, per un libro sullo ‘sviluppo umano’ si avvicina a una piacevole stranezza. Gli economisti sanno misurare la bellezza? O quantificano solo il suo valore economico? Mario seduce, avvolge, corteggia. E stanca. Stanca con la sua energia, con la sua forza, con le sue parole. Conquista la scena e non la molla più. Si può solo amarlo, senza interrogarsi. Si può solo farsi manipolare con felicità leggera. E poi, magari, fuggire per riprendere fiato. Ma sono le sue foto a fermare la fuga, le sue foto imperfette che raccontano alla perfezione un secolo che se ne è andato.
Naturalmente non è stata un’intervista. Una non-intervista può apparire in un libro di economia. Si capirà, in filigrana, che un mondo senza bellezza è privo di qualsiasi speranza anche i conti del suo Pil si impennano?
Forse anche raggiungere un vicolo, stretto e umido in inverno, aiuta a comprendere meglio il mondo.
Mario Dondero nella piazza di Fermo |
‘Non ho mai amato passare il tempo nella camera oscura. Ugo vi stava nove ore per un’unica foto. Io ho sempre preferito l’aria aperta. Non ho mai amato la tecnica’. Ugo è Ugo Mulas. Hanno vissuto assieme nella Milano del bar Giamaica. Ne ha raccontato Luciano Bianciardi nella Vita Agra. Che Italia povera e geniale, era quella. La foto di un Che Guevara orgoglioso sorveglia il suo sonno accanto alla cavalcata dei barbudos in marcia verso l’Avana. La foto della moglie, il letto ben rifatto. Mario ce lo offre per la notte. Ma non possiamo sfrattarlo. Dove mangi, Mario? Non ci sono tavoli sui quali poggiare un piatto. Foto della compagna di Modigliani. Foto di Lenin da giovane. Queste non le hai fatte tu. Foto che ti ritraggono con comandanti partigiani, in una nave sul Nilo. Foto dalla parte dei miserabili. Foto con il tuo sguardo astuto, finto timido, che riesce a fotografarmi senza macchina. Un obbiettivo Nikon 50 fuoco uno e quattro, abbandonato. Davvero c’è un secolo qua dentro. Spostiamo carte e scatoloni per sedersi. Gesto sacrilego, il registratore senza un nastro che gira. Minuscolo oggetto che rompe l’equilibrio. Che ci fa il mondo virtuale in questo universo reale? Proviamo a parlare. Ma il gioco dell’intervista non può funzionare fra noi. E allora lasciamo scorrere le parole sapendo che c’è ben altro nella vita. Il pollo arrosto di stasera, certamente. E il viaggio sotto la neve del giorno dopo. Parole confuse. Come è confusa la nostra vita. Facciamo tutto pur di non farci raggiungere.
Fermo, 30 gennaio
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