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Il paese di Bosco |
Bosco è la frazione più lontana di Zeri. Strano gioco dei
nomi. Mi raccontano che un tempo questo paese era il rifugio introvabile di
briganti inafferabili. La strada per raggiungere Bosco è minacciata da diciotto smottamenti. Massi e fango ne sbarrano il cammino. L’acqua maledetta dello scorso
ottobre ha portato via case e cantine. Bosco si trova sulle sponde fragili di un
torrente.
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La strada per arrivare a Bosco |
Bosco è un luogo strano. Le sue case non appaiono
abbandonate. Sono ben curate. Molte restaurate da pochi anni. Sono stati i
‘francesi’, mi spiegano. Qui, nei primi anni del dopoguerra, abitavano ancora
seicento persone. C’erano le scuole a Bosco. Poi, nel 1964, è arrivata la
strada e l’asfalto è stato uno scivolo verso il fondovalle. I montanari di
Bosco sono emigrati in Francia. A Bonville. A La Roche. A vendere immagini
sante. Madonnine in gesso. Oggi, immagino, fanno altro. Ma non hanno
dimenticato il paese. Nessuno ha venduto la casa di famiglia. In tanti, ogni
estate, tornano. E così il paese più lontano ha una sua vita immaginaria e reale. La chiesa, la
grande chiesa, è sempre aperta. In agosto qui si parla francese.
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Giulio e i suoi amici attorno alla stufa |
‘Vivremo quattro, cinque anni di meno senza quella strada
che conduceva ai boschi’. Giulio ha occhi di malinconia e 87 anni. Mi ha
aspettato accanto alla stufa. In una sorta di ‘stanza comune’ del paese. Oggi a
Bosco vivono 28 persone. L’alluvione di ottobre ha portato via la carrareccia
che si inerpicava nei boschi. Giulio là aveva un nascondiglio. Una casa di
pietra. Mi dice che, grazia a una dinamo, era riuscito ad avere la luce. Vi abitava per mesi assieme alla moglie. A sera si riusciva a guardare perfino la televisione in quella beata solitudine. Di giorno, nelle
stagioni, andava in cerca di frutti di bosco, di funghi, di legna.
Giulio
ricorda la povertà. ‘La miseria’, dice. ‘Mio padre andò in Francia a vendere
madonnine e, ogni tanto, mandava centesimi a casa’. Giulio ha avuto le prime
scarpe solo il giorno in cui si è sposato. Campavano del bosco, quasi non
sapevano cosa fossero i soldi. Si tagliava la legna per gli inverni, si
mangiavano mirtilli e ciliegie, seminavamo patate e fagioli. Dovevano essere
più veloci degli uccelli. ‘Le castagne ci hanno salvato dalla fame. Se c’era
qualcuno che stava male, si scendeva a Pontremoli a comprare un po’ di carne.
Si tornava in su, un giorno di cammino, e magari l’ammalato era morto.
Mangiavano la carne, allora’.
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Giulio |
‘Prima della guerra riempivamo i calamai della scuola con il
petrolio e così avevamo un po’ di luce alla sera’.
E’ stato con i ribelli, Giulio. Sui crinali delle montagne.
Ha combattuto con i partigiani. Queste terre erano lontane, i nazisti non riuscirono
a stanarli, c’erano anche paracadutisti inglesi. ‘Furono mesi di fame e paura’,
dice Giulio. I tedeschi e le camicie nere si vendicarono sulla gente rimasta
nei paesi.
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Il torrente ha portato via le case |
‘Doveva esserci il diavolo sotto le acque quando il fiume ha
portato via case, cantine e alberi’. Non è più possibile raggiungere la capanna
di Giulio. Quest’anno non andrà a funghi. Né raccoglierà frutti di bosco.
Zeri, 18 aprile