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La stessa poltrona dello scorso anno |
Il festival di Internazionale ci aveva abituati male: ci
donava sempre un’estate di ottobre. Quest’anno ha voluto mostrarci l’autunno
vero. La realtà delle stagioni e la crudezza della pioggia padana. A sera, le piazze
sono vuote. E anche il festival si è indurito: i ragazzi dello staff devono
aver fatto un corso di formazione a Ryan Air. Non sorridono quasi mai e hanno una
disciplina da marines. No, con tutto il mio affetto per Internazionale, un
altro mondo non è possibile. Almeno quando si superano le dieci persone.
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Mercato Coperto. E lei meritava di entrare |
Posti esauriti.
E’ il cartello più esposto nei luoghi di Internazionale a
Ferrara.
Una ragazza umbra dello staff: ‘Sono al lavoro da undici
ore. E non ho preso che insulti’. Contratto? ‘Prestazione occasionale. Ma sono
felice di essere qui. Meglio che fare la cameriera’. Salario? Silenzio….il tabù
dei soldi….promemoria per me: devo chiedere i conti del Festival.
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Piove su Ferrara. Coda per Gad Lerner e.... |
Quante persone possono entrare in questa sala (era il
Mercato Coperto, proiezione notturna delle foto di Gabriele Basilico)? Un
ragazzo magrissimo è immobile sulla porta: ‘Mi hanno ordinato di non dirlo’.
Una donna cerca di entrare con un piccolo cane nella borsa. Respinta. Una
fotografa ingrugnita entra spedita facendosi largo con i gomiti: ‘Faccio parte
dello staff’. In trenta aspettiamo fuori. I vigili del fuoco devono essere
stati severi con Internazionale. Buffo, qua si parla della libertà del
giornalismo, si parla male dell’Eni che rifiuta le interviste e poi si ha la
stessa reticenza spicciola.
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Teatro Comunale |
La ragazza che controlla gli accessi al Teatro Comunale,
invece, mi dice che è una volontaria. E’ più distratta. Faccio entrare cinque
persone con me e non se ne accorge. I miei amici sono svelti, ma lei, per fortuna, non ha fatto il corso.
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Buffet mediorientale. Il buffet è sempre cartina di tornasole. |
Sono ingeneroso. Immagino la fatica immensa dietro questo
festival straordinario. Come ogni anno, migliaia e migliaia di ragazzi (età
media attorno ai 25 anni) affollano i luoghi di Ferrara. Oltre sessanta mila, dicono all'Ufficio Stampa. Code di ore per
assistere a un incontro con gli scrittori africani di noir o per ascoltare Gad
Lerner. Curioso: nessuno ricorda con chi parlerà Gad, ma tutti sono in fila da
almeno due ore.
Si entra facilmente solo all’incontro sul grande viaggio dei
ceci. I ceci non interessano…avete sbagliato ragazzi, era fra le storie più interessanti del Festival.
Dove si nasconde, tutto l’anno, questo popolo di
Internazionale?
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Già, il caffè del chiostro di San Paolo |
Chiedo a una ragazza perché sta in coda per entrare
all’incontro dei
noiristi africani:
‘Mi piace Internazionale’, è la risposta. Un gruppo di ragazzi compulsa il
programma e tira a sorte dove andare. Arriveranno sempre in ritardo. Respinti
ovunque. Alla fine si accontentano di una piadina e degli schermi con su
Inter-Roma (mannaggia a Totti). I bar sono affollati come metropolitane
nell’ora di punta. Per loro non deve valere il limite degli ingressi.
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Doppia intervista |
Il festival (
i festival)
oramai, come il ritmo della nostra vita, ha davvero una
logica Ryan Air: devi prenotare, essere previdente, sapere quello
che vuoi fare mesi prima di farlo e chi vi lavora deve essere un mastino
sottopagato (questo lo immagino, non lo so perché non me lo vogliono dire:
quale è un salario giusto? Quanto sono pagati i ragazzi dello staff?). E’ negata l’improvvisazione, il cambio di
programma, il ripensamento, un’altra idea. Sì, un altro mondo davvero non è
possibile. Ha vinto il ritmo della modernità. Forse solo l’ (in)utilità, l’
(in)efficienza, l’ (in)operosità e della sana pigrizia potrebbero scardinarla (grazie, Arminio, per i suggerimenti).
Ma, così. mi perderei il festival di Internazionale. E, hanno ragione, in
cinquemila al cinema Apollo non si può entrare. Alzo le mani. Ma non vorrei arrendermi.
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Privilegio da periodista |
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Ufficio stampa |
Accredito da giornalista. A. ne ottiene ben cinque per i
suoi amici. In fondo, chi è giornalista, oggi? Quelli di Internazionale
dovrebbero saperlo. Non faccio il buon reporter e non chiedo a chi ha
l’accredito come me, se fa davvero il giornalista. E poi che cosa fa un
giornalista? Che cosa faccio io qui? ‘Dove scrivi?’, mi chiede una ragazza di
Milano. Sono un uomo del ‘900 e vorrei dirle: ‘Sul Corriere’. Niente. Già, dove
scrivo? Sono un giornalista? A casa appenderò l'accredito assieme a quello degli anni precedenti. Questo blog cos’è? Una chiacchiera da bar? E’
che, a volte, io amo le chiacchiere da bar.
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Visioni |
Però, contraddizione, c'è chi dava buoni consigli nella piazza davanti al Castello: già, 'Come è triste la prudenza'. Un po' meno di prudenza l'anno prossimo, va bene?
E poi, abitudine di Ferrara, c’è il ragazzo con il carretto
delle mele. E non mi sembrano della Melinda. Dono alle moltitudini di
Internazionale. Allietano l’attesa. Ma perché non l'ho fotografato. Ho preferito mangiare mele.
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Attesa |
E c’è Lilijana e il suo Albergo degli Artisti. Da qui, in
altri anni, sono passati Ugo Tognazzi e Alberto Campanini. E’ uno dei luoghi
più accoglienti che abbia mai trovato in vita mia. Questa volta Lilijana mi
offre caffè e crostata di more. Al mattino parliamo, con nostalgie, della sua
casa in Dalmazia e di Sarajevo. Ho una sua bella foto, ma lei non vuole che la pubblichi. Andateci in questo albergo, bel posto. Sta in via della Vittoria. Vicolo del centro.
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I banchi del mercato con tavolo dei microfoni |
Sì, i giorni di Ferrara sono belli. Internazionale organizza una grande storia. Auguri a voi. E ci vedremo anche il prossimo anno.
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