lunedì 30 settembre 2013

Il Loop di Matera

Inutile tentare di tenere un diario dei giorni di Matera. Non vi né modo, né tempo. Nemmeno di fotografare. Questa è stata una settimana che ha travolto ogni regola. La città è stata sopra le righe. Se c'è una ossessione della nostra era è quella di documentare, di 'condividere', di 'postare' su fb, su twitter, su questo blog. Come vorrei che qualcosa avesse il tempo effimero da far subito dimenticare senza lasciare inutili tracce. Che, in ogni caso, almeno qualche volta, provocano stratigrafie invisibili e preziose dentro la tua anima. Ecco, Matera ci ha donato giorni eccitati. Ha esagerato (noi abbiamo esagerato). Ha mostrato i suoi talenti. Ora deve tradurli in una tranquilla normalità. Far sì che il mondo delle sue culture diventi un fare, ascoltare, parlare quotidiano. Una sovraeccitazione da fine inverno che diventa passeggiare sul corso. Tutto a posto? Tutto a posto. 

Primo giorno. Al venerdì.


La Lucania è una strada. Oramai mi ripeto. E' la Bradanica il suo biglietto da visita. Paesaggi di nuvole e terra per poco meno di centro chilometri. Strada deserta. Patagonica. E ancora non sono andato a Borgo Taccone. Però ho imparato a fare benzina prima di cominciare a percorrerla


A sera, le parole che corrono di Ascanio Celestina. Matera è Materadio.

                                                       Secondo giorno. Al sabato

Peppino

Inchino per Peppino Mitarotonda. Nel vecchio carcere di San Giovanni, uno dei luoghi belli e chiusi di Matera, le ceramiche dei decenni della sua vita artigiana ricordano una bella avventura di arte. La mostra sarà aperta fino a novembre. Passate di qua. Non perdetela.





Silvana, ingegnere e poeta (forse più al rovescio, almeno per come l'ho conosciuta io), gioca con la voce. Fa atterrare parole. Noi ascoltiamo, ripetiamo, impariamo, respiriamo. Ci bendiamo gli occhi per capire cosa arriva dal suo corpo al nostro. Attorno le statue del Musma, il museo di arte contemporanea, palazzo di signori dell'antica Matera. Il tufo che riesce ancora a stupirsi di quanto accade al riparo delle sue architetture



I fiati dei Funk Off fanno ballare la notte. Il Funk, per una notte, in piazza San Giovanni fa dimenticare che questa è terra di tarantella. Rimanete un po' a Matera, ragazzi di Vicchio. Possono nascere belle cose dall'incontro con i musicisti di questa terra. Grande storia, questa di Materadio.


Una notte così è già troppo. L'osteria è un buon luogo dove farsi raggiungere da un sonno pieno di musica.

                                                         Terzo giorno. Alla domenica


Silvana e Ninnì. La poetessa-ingegnere e l'attore-muratore arrivato al laboratorio di lettura con i pantaloni schizzati di vernice. La foto non corrisponde al tempo. Inganno sui giorni. Scatto poco. Ma qui, alle Officina Frida, c'era da ascoltare e leggere e non potevo farmi difendere dalla macchina fotografica. Peccato non avere una registrazione della voce di Ninnì. Che ha pagato il suo corso con una poesia.

Non ho avuto l'istinto di fotografare la pasta al forno di Adele. Ma posso garantire..

                                                           Quarto giorno. Al lunedì








Al lunedì ricordo questa bellissima mostra di fotografie di donne dell'Aquila. 'Donne che non tremano'. Il racconto di una resistenza, di una sollevazione, di una lotta. Sta alla sala degli Archi di palazzo Lanfranchi. Fino al 15 ottobre. Foto 'piccole', passepartout nero. Sei costretto ad andare vicino. A leggere il foglio del racconto. Le foto sono di Giampiero Corelli.



E dall'ultimo piano di palazzo Lanfranchi scopri una Matera che ancora non avevi ammirato. Guardare lo scoglio della Madonna dell'Idris dall'alto.



E, alle Officine Frida, ci aspetta Daniele e i suoi tamburelli. Tentativo di trovare un ritmo. Di capire cos'è il ritmo. Ci vorrebbe continuità e tenacia. Ci provo, almeno per questi giorni ci provo. Poesia e pollice e palmo sulla pelle del tamburello per capire il ritmo. Che non sia troppo tardi.

                                                            Quinto giorno. Al martedì

Una civetta sorveglia i giochi

Abbraccio collettivo

L'abbraccio di Alessandra

Il leggendario bar Sorriso al quartiere di Spine Bianche

L'angolo degli innamorati casuali

Brusca accelerata al martedì. Pomeriggio a correre assieme ai Basilicata Borders Games. Giochi urbani che attraversano, come una follia, la città. Ne scopri il senso, se partecipi. Abbracciare trenta persone, appendere fiori agli angoli delle strade, entrare in una casa e cucinare un piatto locale, fotografare innamorati in un luogo romantico. La spinta è il 'contatto'. E' il desiderio inaspettato di toccare, sfiorare, creare una relazione fra gente che non si conosce. Fra ragazzi venuti dall'Europa e la gente di Matera. Questa è comunità provvisoria, direbbe Franco Arminio

Da questa galleria per andare alla vecchia pizzeria Da Mario

E poi scopri qualche galleria di Matera nella quale mai eri entrato. E non sai perchè questa normalità di tufo ti colpisce e scatti una foto distratta. Poi la riguardi...

                                                                Sesto giorno. Al mercoledì





Al mercoledì è alba. Sei del mattino. Prima. Heure Bleu. Blue morning. Sul confine della gravina. Là dove la città finisce. Spiazzo alle spalle della Madonna dell'Idris. Il sole sorge oltre il crepaccio, oltre le rocce della Murgia. Anche qui le foto sono in secondo ordine. Prima c'è la comunità, la meditazione collettiva, ancora il gioco del toccarsi, la ricerca della pelle, il sentire del corpo, i piedi scalzi sulla roccia, il brivido. Alba magnifica. Sorridente.


                                                                   Settimo giorno. Al giovedì

E' riposo un andare al mare? Un donarsi l'ultima estate con l'acqua a belle temperature? Un cercare il sole, le onde e le meduse. La spiaggia di Castellaneta. Nel suo luogo più selvaggio, nonostante l'orizzonte orientale intrecciato con le ciminiere dell'Ilva. Ancora una volta non fotografo. Non documento. Non mi difendo. Faccio il bagno, fino al testa a testa con la medusa. Non ci facciamo del male.



Alla vecchia stazione di Castellaneta, i treni non fermano più. Un varco consente di scavalcare una frontiera, i binari sono da attraversare, una breccia nel muro e cammini nella pineta fino al mare. Rimane la nostalgia che solo le stazioni abbandonate riescono a dare. Anche con le sue scritte urticanti.
Un posto dove tornare.

                                                                 Ottavo giorno. Al venerdì


Castelmezzano
Poi le montagne. Le Dolomiti Lucane. Il paese di Castelmezzano aggrappato alla roccia. Una giornata perfetta. E i paesani che ti salutano, ricordano, i ragazzi che ti vengono incontro. Il belvedere sul paese. L'idea di un progetto futuro. Promesse.





La gente del paese. Perchè si fotografano solo gli anziani? Il fabbro ha 88 anni e ha fatto il sindaco. Dopo la prima diffidenza, parla a ondate. Lucia apre il pertugio della sua porta e le piace essere fotografata. Sì, oggi ho ripreso in mano la macchina fotografica. Scatto poco. Ma fotografare è un modo per attaccar discorso con il fabbro e con Lucia.



Raffaele, scultore di via delle Beccherie, sta trasformando un innocente dancalo in un pirata della Malesia. Sarà una foto a ricondurre in Africa l'argilla che prende forma. Stiamo pensando una bella storia: una mostra di foto e statue, pixel e argilla, carta cotone e maestria della terra


                                                           


Incontri a Palazzo Lanfranchi: Daniele, musicista e maestro di tamburelli, e Mimì Notarangelo, la comparso-fotografo che sorprese Pasolini, in giacchetta e cravatta, appoggiato ai muri di Matera quando immaginava un Vangelo italiano secondo Matteo. Una vecchia e celebre storia. Vestito da centurione, Mimì aveva una macchina fotografica nascosta sotto la tunica.

                                     
Leo


Rino
Non finiscono mai le notti di Matera. In piazza San Giovanni, per una serata a sorpresa, si ritrovano la chitarra di Leo e il cupa-cupa di Rino. Amarcord.


Nono giorno. Al sabato



Nadia

Greta

Marco illumina la pagina

Emanuela ha organizzato la maratona dei lettori

E al sabato notte, si spengono le luci di Matera, si accendono lucerne. I musicisti suonano e guardano il cielo. Volano piccole mongolfiere. Matera è un cielo stellato sceso sulla Terra. La gente dei Sassi legge poesie e pagine di libri amati. 'O tutto o niente'. In amore. Questo è il dovere da assolvere. In decine e decine spingono per poter leggere quanto hanno già letto nelle loro case. Cadono timidezze. Si rivelano amori. Quanto sta accadendo è la prova dell'importanza della lettura. Più forte di ogni imbarazzo. 
Avrei letto: 'Ho sempre preferito il peccato, il dolore, la sofferenza e la colpa alla felicità. E il desiderio alla pace......Mentre il sangue del suo cuore schizzava via, Annemarie trovò i gesti che risalivano il silenzio, e si inabissò in lei, e in lei'. 


La fotografia non restituisce l'immaginazione di Matera illuminata dalle lucerne. Hanno usato le candele antianzanzare. C'è, dicono, chi ha acceso cento e venti lumini.



E la Cattedrale, dopo quattordici anni, comincia a riaprire le sue porte. L'anno prossimo la Madonna della Bruna uscirà da qui? E questa è una storia che solo i materani possono comprendere.


Matera è solo musica. Da una vecchia cantina, esce il mormorio di due arpe. E raggiunge i lettori dell'amore.


La lucerna sull'affaccio del Sasso Barisano. Dal laboratorio di Raffaele


ll Sasso Barisano e la notte che riprende possesso della città

Michele 'la stoppa'. Con il figlio e il nipote (foto di Antonio Sansone)
Questa foto è di Antonio. Michele 'la stoppa', nel suo straordinario negozio. E' successo anche questo al sabato. Inaugurazione di un'altra mostra fotografica. All'Atrio. Via di San Biagio. I fotografi di Matera raccontano, con una foto, la loro terra. C'è folla anche qui. La prima foto 'posata' di Antonio. In questo negozio, un pezzettino di storia di Matera e storia personale di molti materani. Bottega celebre e 'resistente'. All'Atrio vengono offerti taralli, vino e uva. In piazza San Giovanni, orecchiette e fagioli. Fotografie e cibo. E i personaggi del presepe sul bancone di Michele. 

 
                                                 Daniela e i falafel di via delle Beccherie



Marco convince i ragazzi a entrare nella bottega del commercio equo. E' la loro prima volta. Comprano cioccolata di Modica e Ubuntu. Un trionfo. In fondo basta poco a cambiare un destino.


La kebaberia di Vanni. Luogo di resistenza. Qui non sono consentite pubblicità di spettacoli sponsorizzate dall'Eni. E poi ci sono Ciampi e Napolitano a vigilare sulle regole. Nelle botteghe del Cairo e di Amman, ci sono sempre re e presidenti, qui mettiamo i capi di stato....Vanni, geologo di formazione, ha rigore nel fare le cose. Eccellenti i suoi kebab. Una delizia i falafel. Senza trucchi. Si chiama 'Mammaliturchi'. Lui sostiene che si autosfrutta.


E poi, come altrove, nelle ultime notti delle illusioni, ci si bacia nel loop di Matera.

martedì 24 settembre 2013

'Danza Matera'


Questa pagina qui non dovrebbe stare. Non rispetta le regole non scritte di questo blog. Che poco deve lasciare spazio alle storie personali, ma deve sapere, con molte trasgressioni, del giornalismo. Narrativo quanto si vuole, ma giornalismo, sì. Questo post non lo è. Matera provoca anche questo: ha le sue regole (che non voglio conoscere per ragioni di libertà), ma consente sobbalzi più forte dei miei confini fittizi. Non ho tenuto un diario di questi giorni, abitudine smarrite con i giorni dell’estate finita ieri, e questi sono solo accenni di momenti. Incomprensibili a tutti. E non sono chiari nemmeno per me. Non ho neanche scattato troppe foto.


E se Matera.....

Una mongolfiera nel cielo della partenza. Indica il Sud. La direzione.
Poi sono chilometri. Che passano con velocità.

Abitudini: il Bagdad Cafè sulla Telesina, là nella piana del Volturno. La consolazione dei nomadi: trovare dietro al bancone lo stesso barista che avevi lasciato mesi fa. L’illusione che sappia di te.

I paesaggi della Bradanica

Fermarsi non appena comincia la statale 655, amata come Bradanica. Questa è casa. Come se la geografia sapesse del cambio di regione. Si diradano i paesi, le case, gli insediamenti. La Fiat di Melfi appare come qualcosa di incongruo in questo deserto di colline di stoppie. Comincia la Lucania. Il paesaggio davvero lo sa e si trasforma. E’ solitudine, questa. Nemmeno una macchina. Posso fermarmi e, dicendolo ne evidenzio la vanità, mi chino a baciare l’asfalto.

Le righe dei campi bruciati. Geometrie.

I trattori che dissodano le terre. Con corteo di polvere e di uccelli dalle ali nere.

Sasso Caveoso, come sempre

Ecco, Matera. Si nasconde, respinge, ingresso da scempio. I condomini di San Giacomo sono stati progettati dal peggior realismo sovietico unito all’oscenità delle periferie dell’Occidente. Alveari, periferie, sbarre alle porte. Nemmeno un giardino.

Ma poi ecco il forno, il caffè Tripoli, la grande piazza, le chianche bianche, i passi che stanno attenti a trovare l'equilibrio dell'andare materano, le Officine Frida. Casa.

Silvana

Silvana e Ninnì, l'attore e manovale


Silvana lontana da Aliano. Strana impressione. Spaesamento. Conosco il gioco. Ripeterlo. Mi distraggo di continuo. Dove sono? Ma godo del ritmo. Mi basta. So che non è sufficiente. ‘Mangerei più gelati, meno zuppe’. Dire. Parlare. Dove atterrano le parole?

Poi è la giostra di questi giorni in una città che concede regali. Il lungo pizzo di Ascanio. La sua velocità. Che appare lentezza. Ha una sua dolcezza. ‘La stanza è grande….non è piccola’. Piazza San Giovanni. Ascanio in un disco di Paolo Fresu. E' piccolo di statura, Ascanio. Forse il pizzo lo allunga.

La birra Raffo

L’osteria si affolla. Si sovraccarica. Sta sopra le riga. Ci si dà di gomito indicando gli uomini e le donne che hanno fama. Ci si bea. E si beve. La fatica e la sovraeccitazione. ‘Qui c’è chi lavora e chi fa l’artista’. E io sono certo che, a volte, si scambiano i ruoli.

Casa. Le orecchiette con i peperoni cruschi e una crema di fave. La birra Raffo. Non sono certo che sia vino primitivo. Esce a garganella da un cartone. Vino a mescita.

Ci si bacia di continuo a Matera.

Silvana legge al Musma

Il poeta Roberto Linzalone e il suo saluto: ‘Porcospino’. Stava nel film di Francesco Rosi: ‘Cristo si è fermato a Eboli’.
Mi tolgo le scarpe, sento il pavimento, mi sento solido sulla terra. Ecco, Silvana e la poesia. Capisco la poesia?

Vigilia di Sant’Eustacchio, ecco, ci tengono a dirmelo.

Joseph è sul corso. Matera dà sicurezze. Ha il suo cappello, la sua borsa, e i  suoi denti che non ci sono. Tyson, passata l’estate, appare ringalluzzito. Ci sono altri vagabondi. Abitualmente stanno a Taranto. La ragazza ha una sua eleganza. Chiede senza allungare la mano. Un piccolo cartello. 'Una lunga storia'.

Le luci di San Giovanni

Vento da Nord. Tramontana. Insisto con i sandali e la camicia. Non avverto il freddo.

Tonia fa atterrare fra noi queste parole:

Se mi chiamassi, sì,
se mi chiamassi.
Io lascerei tutto,
tutto io getterei:
i prezzi, i cataloghi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
i giorni e le loro notti,
i telegrammi vecchi
ed un amore.
Tu, che non sei il mio amore,
se mi chiamassi!
E ancora attendo la tua voce
(Pedro Salinas)



Ma tu sapevi che lo scoiattolo di Nazim Hikmet è nella mia vita da quando Caterina, un giorno che se ne andò per non tornare, lasciò nella casa che non era più nostra, un libro tradotto da Joyce Lussu? Lo scoiattolo che ben sapeva che ‘la vita non era uno scherzo’ e che doveva ‘prenderla sul serio’ riapparve in un giorno di maggio del 1988. E da allora cerca di parlarmi ogni mattina e ora tu lo lasci volare nello spazio delle Officine Frida.

Il ministro e le poesie

Il ministro Braj, senza cravatta e senza scorta, con uno zainetto sulle spalle, compra le poesie di Silvana a cinquanta centesimi e si fa fotografare con il libro di Antonio in mano. Miracoli di Matera.

Pensare a Nairobi. Distrarsi. Servono i libri?

Telefona Nic. Da Londra. Il centro commerciale di Nairobi. Le gambe rallentano. Non è lì. Non è lì. Ma è lì. Sfiorata. Respiro. Tutto rallenta. Ma so che non sto mostrando nulla. So di essere capace di fermare il cuore. Faccio proseguire la giornata. Ti penso. Immagino. Vorrei essere lì, ma mi perdonerai se penso di essere lì per entrare in quel centro commerciale accanto al giornalista della Reuter. Saprò poi che Goran è già lì. E che ci sono già mille fotografi. So quali foto scatterà Goran prima di vederle. Magari l'anno prossimo saranno esposte a Perpignan. Perché penso a questo? So che sei lontana da lì, ma quanto vicino ci siamo andati questa volta. Mi dirà: 'Là davanti prendo il matatu'.

Accompagno ai quartieri dell’esodo. Le case degli anni ’50. La storia della nuova Matera. Con Silvana, Roberto e Antonio fino alla Martella. Nella controra. Nessuno in giro. Ma c’è la biblioteca Adriano Olivetti e la targa a De Gasperi.

Beppino

Beppino racconta Matera

Il duetto Beppino-Azuma


Beppino, il ceramista Beppino, racconta la storia di Matera. Mostra dei suoi decenni di lavoro, arte, artigianato, parole. E’ vero: Beppino è stato capace di catturare la luce della Murgia. Sorride come un bambino. Gli occhi si stringono. Azuma lo abbraccia con la sua lingua italiana e giapponese. Due bambini. Fa bene al cuore vedere la bellezza delle storie di Beppino.

Il canto bendato di Adele

Silvana e Adele


Adele, nelle grotte del Musma, il museo di arte contemporanea, canta con gli occhi bendati. Silvana legge Ungaretti: ‘Sovente mi domando come eri ed ero prima….’

I Funk Off

Andrea, farmacista-sassofonista

E poi sono i sassofoni, le trombe, i tromboni, le percussioni danzanti dei Funk Off. I capelli bianchi di Dario. Le corse pazze di Andrea. Che di mestiere, lo so, fa il farmacista. Il funk made in Vicchio scompiglia la piazza di Matera. Fa saltare i ragazzi abituati alla Tarantella. Sono una meraviglia, i Funk Off. I materani sono stupiti. Da Vicchio, uno dei miei paesi, fino al confine della Lucania. Sapete dove siete, ragazzi?

Ancora la birra Raffo. Mi mettono un cappello in testa. E mi addormento in osteria.

Il portone di San Giovanni

E poi la domenica è un saluto, promesse, futuro, passato. Felicità, al solito. Disperazione, assoluta. La pasta al forno consola. Fa risorgere.

Sì, ‘Danza Matera’.

Lo scoglio dell'Idris dall'altro



Al mattino, la luce che si nasconde nella gravina. Nebbie leggere di autunno. La promessa: andare là, prima dell’alba. A vedere sorgere il sole su Matera.